Intervista a Salvatore Navarra, vicepresidente ANIP e CEO della PFE S.p.A.

Con l’ingresso diretto in Confindustria e LIFE 2015 si apre una nuova era per il nostro settore. Abbiamo vissuto momenti complicati ma oggi c’è una autostrada davanti a noi. Il settore delle pulizie rappresenta il nostro passato e la nostra memoria che dobbiamo tenerci stretti perché è così che siamo nati: ma oggi siamo diversi e anche l’associazione deve cambiare nome e immagine per rappresentarci al meglio.

D. Il luglio dello scorso anno ANIP entra direttamente in Confindustria. Cosa pensa, a distanza di quasi un anno da quella svolta. E’ stata una scelta giusta? Quali opportunità si presentano per lo politica e lo sviluppo associativo?
R. È stato un anno molto complicato e difficile. Quando ci siamo incamminati in questo percorso, per molti di noi era francamente difficile intravedere la prospettiva che ci si è successivamente aperta e che stiamo vivendo ora. Parecchi tra i nostri associati erano preoccupati che il distacco da Fise potesse portare con sé un rischio di marginalità della nostra associazione nel sistema di Confindustria. Ma oggi dobbiamo tutti riconoscere a Lorenzo Mattioli la lungimiranza di quella scelta coraggiosa che, invece, ci ha permesso di avere una interlocuzione diretta in Confindustria aprendoci una straordinaria opportunità di crescita. Il solo fatto di avere la sede all’interno della palazzo di via dell’Astronomia, offre una visione “di noi a noi stessi”, stigmatizza una identità diversa, presentandoci la possibilità di un confronto inedito con il mondo degli industriali che fino a qualche anno fa, probabilmente, ci vedevano come un mondo separato, come gli imprenditori “al servizio” dell’industria. Oggi il quadro è completamente cambiato: a fianco a noi ci sono le associazioni di rappresentanza dei nostri principali clienti, che iniziano a vederci in una chiave prospettica diversa, non più come fornitori “di serie B” ma, probabilmente, come nuovi alleati strategici per lo sviluppo anche delle loro imprese. Insomma, si apre una autostrada davanti a noi e, se saremo bravi, riusciremo a lasciare un segno in questi anni importanti nella storia della Confindustria perché la nascita di Federservizi può rappresentare veramente un nuovo modo di essere “industriali”, diverso e più moderno rispetto all’immagine classica che ha avuto l’industria presso l’opinione pubblica

D. Si apre, quindi, una fase nuova della vita associativa verso una dimensione diversa di rappresentanza dell’intero settore dei servizi e del facility.
R. Certamente, il mandato che il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha ufficializzato nel suo intervento introduttivo a LIFE 2015 è stato molto chiaro: oggi nasce l’industria italiana dei servizi e si apre una nuova fase della rappresentanza imprenditoriale di questo settore. Per molti, troppi, anni siamo rimasti soffocati come comparto con una oggettiva difficoltà da parte nostra a spiegare e rappresentare cosa siamo e cosa facciamo. Non dobbiamo dimenticare che il nostro settore nasce negli anni ‘80 come imprenditoria del cleaning riuscendo, però, negli anni a cavallo del secolo a cambiare radicalmente conformazione, struttura e capacità imprenditoriale grazie anche alla forte spinta dell’innovazione tecnologica. Oggi, noi e il nostro mercato siamo qualcosa di molto più complesso e articolato rispetto al semplice settore delle pulizie, un cambiamento nel corso del quale abbiamo vissuto, ma stiamo ancora vivendo, una crisi di forte identità che ci rende difficile spiegare cosa facciamo, anche perché nessuno ha avuto in questi anni la visione chiara dei numeri che stavano crescendo attorno a questo mercato. Abbiamo rappresentato nei decenni passati un grande ammortizzatore sociale mentre oggi stiamo assumendo una diversa visibilità che, anche agli occhi degli altri colleghi industriali, ci allontana da un passato dove venivamo identificati, e confinati, come i piccoli “servitori degli industriali” per utilizzare una sintesi un po’ brutale, ma efficace.

D. Quindi arriva Life che si propone come luogo-evento di incontro e dibattito per la prima volta in Italia di tutto il settore del facility nel suo complesso. Come valuta questo esperimento?
R. Life ha catalizzato, e per certi versi accelerato, questo processo di cui parlavo prima. La nostra nuova visibilità collegata alla diversa consapevolezza del nostro ruolo economico e imprenditoriale, rappresenta una vera e propria “era” nuova della nostra storia che ha trovato in LIFE il battesimo ufficiale. L’importanza di LIFE, al di là del successo dell’evento, sta proprio nell’aver toccato l’orgoglio di tutti noi, nell’aver fatto uscire quella grande soddisfazione “identitaria” che negli anni non eravamo mai riusciti a tirar fuori: eccoci, siamo noi, siamo quelli che rappresentiamo il “labour intensive”. Questa caratterizzazione della “intensità di lavoro” ci ha offerto la possibilità di un punto di forza sul quale costruire la nostra identità, e, soprattutto, conquistare quella riconoscibilità presso i nostri stakeholder che prima non avevamo mai conosciuto. Ha ragione il nostro presidente Mattioli quando parla di un “prima” e di un “dopo” LIFE, quando nasce una identità del nostro mercato e del nostro settore che fino ad oggi erano stati, poco o nulla considerati.

D. Quindi nessuna nostalgia per l’immagine che vi chiudeva nel mondo dei “signori delle pulizie” …
R. No, anzi, ho più volte ho sottolineato al Consiglio e al nostro presidente come ormai la sigla della nostra associazione sia limitante. Non possiamo più chiamarci ANIP perché non siamo più solo imprenditori delle pulizie. Dovremo trovare un acronimo nuovo che sia in grado di esprimere ciò che veramente oggi siamo diventati con le nostre imprese. Il contratto di lavoro ormai è un contratto multiservizi; le nostre aziende sono organizzate e strutturate per attività non più collegate solo al “cleaning”; il nostro business è ormai, a tutti gli effetti, rappresentativo della totalità dei servizi che oggi rendono possibile il corretto funzionamento di una struttura. Il vestito del vecchio operatore delle pulizie è, non più solo desueto, ma troppo “stretto” per imprese moderne capaci di gestire tutte quelle attività complesse che sono attorno al “core strategico” di una impresa o di una istituzione e che ci vengono delegate. Quindi nessuna nostalgia per la vecchia immagine dell’imprenditore delle pulizie, ma attenzione, decisamente contrario a qualsiasi tentativo di rinnegare la nostra storia che deve continuare a rappresentare il nostro patrimonio culturale di partenza. E’ il nostro passato, è la nostra culla che dobbiamo continuare a portarci dentro perché rappresenta la base su cui potremo costruire una identità diversa da quella di ieri. La storia non va mai cancellata perché senza la storia non saremo in condizioni di costruire il nostro futuro.

Fonte sito ANIP